NANGA PARBAT, La Prima Salita in Cima.




Ci sono missioni che, spesso a ragione, vengono abbandonate dopo poco. invece, altri, come il protagonista di questa storia, sono stati Dotati di una capacità di resistenza e di una forza di volontà assolutamente eccezionali, al punto che ancora oggi, è considerato uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi, una figura leggendaria.

La vita dell'alpinista austriaco Herman Buhl culmina in un finale avvincente quando, nel 1953, a 29 anni, sale da solo sulla vetta del Nanga Parbat. per molti L'impresa è considerata più impressionante della prima scalata dell'Everest, e la sua storia è stata molto emozionante. Buhl era un vero eroe della montagna. Ha dimostrato che con la passione e l'arte di arrangiarsi, è quasi possibile fare qualunque cosa.


Buhl fa parte di una spedizione austro-germanica. Il gigante himalayano è ancora inviolato nonostante i molti tentativi effettuati dai tedeschi prima della Seconda Guerra Mondiale. Nel frattempo, i francesi hanno però scalato l’Annapurna (nel 1950) mentre  i coloni inglesi hanno appena salito l'Everest.  gli italiani sono sul k2. quindi, i tedeschi premono per il loro posto nella storia dell’alta quota.

La spedizione assedia la montagna, in perfetto stile anni 50. Gli alpinisti iniziano attrezzando la via di salita con corde fisse e campi. Salgono lenti, piazzando la metà dei campi che servirebbero per poter raggiungere in sicurezza la vetta della montagna, ma si prende la decisione di tentare ugualmente. La squadra di vetta è formata da Hermann Buhl e Otto Kempter. La mattina del giorno decisivo Hermann parte solo, Kempter è colpito da mal di montagna. Buhl Sale lento su per le pendici del Nanga. Un percorso estenuante che diventa massacrante. ma ce la fa. effettuando la prima ascesa assoluta, senza ossigeno e da solo, a partire dall'ultimo campo (unico caso fra le prime assolute di un ottomila), Nel corso di 40 ore, Buhl, percorse da solo una via non solo di grande dislivello, ma anche di notevole sviluppo di lunghezza; colto dall'oscurità all'inizio della discesa, in parete e senza la possibilità di cercare un luogo più idoneo per bivaccare, Buhl dovette trascorrere la notte in piedi, appoggiato alla parete e privo di sacco a pelo, ad una quota di circa 8000 metri. La sua è considerata fra le più grandi imprese della storia dell'alpinismo. il giorno successivo alla vetta, scese  senza la piccozza, che inavvertitamente lasciò in vetta e con un solo rampone.  Durante la parte terminale della salita fece uso del Pervitin, una metanfetamina, che aveva portato con sé in caso di emergenza. questa gli diede un impulso per l'ultimo tratto, e sopratutto, per il ritorno alla base. in ogni scaso, salì gran parte della montagna da solo, senza bivacchi e con pochissime attrezzature. oggi come ieri, sarebbe interpretato come un gesto suicida. Buhl riportò gravi congelamenti ai piedi, in seguito ai quali, di ritorno al campo base, gli furono amputate due dita del piede destro. La via di Buhl sul Rakhiot o East Ridge è stata ripetuta solo una volta, nel 1971.




L’anno successivo ripartì per il Pakistan, questa volta verso il Karakorum, dove con altri riuscì nella prima salita assoluta del Broad Peak. Buhl morì qualche giorno dopo durante il tentativo di realizzare la prima salita del Chogolisa, una montagna di oltre settemila metri nemmeno troppo impegnativa, davanti al concordia plateau, insieme a Diemberger. I due, dopo aver rinunciato alla vetta per colpa di vento e nebbia, tornarono indietro verso il Concordia. Procederono slegati in mezzo ad una fitta nebbia lungo una cresta. Un passo sulla debole cornice di neve e caddero nel vuoto. Buhl morì così a 33 anni. Nonostante le ricerche, il suo corpo non è mai stato ritrovato.


“Al tirolese Hermann Buhl riuscì il quasi impossibile” affermò Reinhold Messner. “ è stata un’impresa senza paragoni”.

lo ricorderemo con questa celebre frase, che racchiude forse il senso della vita: "L’alpinismo è un’attività sfiancante. Uno sale sempre più in alto, e non raggiunge mai la destinazione. Forse, è questo l’aspetto più affascinante. Si è costantemente alla ricerca di qualcosa che non sarà mai raggiunto.
Hermann Buhl